La realizzazione del volume La Russia e il Teatro Comunale. Firenze 1932 – 1954, prende lo spunto da un'ampia gamma di riflessioni, strettamente collegate alla presenza e al ruolo di artisti russi nel periodo storico preso in esame. Esso vuole essere testimonianza concreta della vicinanza tra il teatro fiorentino e l'arte russa della scena. Le date limite hanno una loro giustificazione: il 1932 è l’anno in cui sulla "Pravda" appare la risoluzione che, di fatto, crea la realtà dell'arte assoggettata allo Stato; il 1954 è l'anno in cui viene pubblicata la prima parte del romanzo di Il'ja Erenburg Il disgelo. Il periodo, inoltre, abbraccia l'intero svolgersi della seconda guerra mondiale, unitamente agli stravolgimenti che essa ha comportato.
Per presentare al meglio sia i nomi degli artisti russi, sia i diversi campi dell'arte che li vedono protagonisti, sia la valenza del ruolo da essi svolto, sono riportati gli spettacoli in cui un artista russo è presente; le schede biografiche di ogni artista cercano di fornire almeno le notizie essenziali, atte a far sì che il lettore possa comprenderne la statura artistica stessa.
Accanto a nomi famosi come quelli di Chacaturjan, Fokin, Lifar’, Nižinskij, Prokof’ev, Richter, Rostropovic, Stravinskij, si incontrano quelli meno noti di Duškin, Grecaninov, Kedrov, Kochno, Mal’ko, Markevic, Val’ter, Zybcev.
Stefania Pavan dedica un saggio ad un avvenimento di particolare rilievo internazionale: la prima dell'opera Guerra e pace di Sergej Prokof’ev nel maggio 1953.
Il saggio di Stefano Garzonio chiude il volume, perché esso fornisce le necessarie notizie e considerazioni sulla storia che precede il 1932, che ugualmente vede i Russi svolgere un ruolo attivo nella storia e di Firenze e dell’Italia.
La riproduzione di una scelta di bozzetti di pittori scenografi russi: Andrej Beloborodov, Nikolaj Benua e Grigorij Šiltjan, pur nella sua mirata limitatezza, regala al lettore qualche esempio di arte figurativa russa.