In questo libro, Daniele Cardelli, ci parla di un rovesciamento di prospettiva per comprendere più in profondità se stessi e la politica. Non più la politica confusa con il potere, soltanto come lotta per il potere e il dominio, ma la scoperta dell’archetipo della politica per quello che è: Anima del mondo, "pluralità di miti, idee, archetipi, cose, che animano la vita di ciascuno e si riuniscono in un mito e in un luogo".
Cardelli qui ci suggerisce perché la politica si può riconoscere nel suo significato più profondo soltanto con la scoperta dell’Anima, con l’approdo all’Anima: "la più fondamentale di tutte le scoperte". Attraverso di Essa infatti l’uomo diventa individuale, unico, irripetibile, entra in rapporto diretto con tutte le cose, "la partecipazione", senza pretese di dominio erga omnes, ma trattando ciascuna situazione e vicenda con i tempi e gli spazi che merita (il femminile, l’Anima della politica).
Conoscenza dunque degli "stati dell’anima" e delle emozioni, toccati e vivificati da queste, attraverso quelle porte comunicanti con l’Inconscio che sono le immagini e i simboli; nella consapevolezza sempre più piena che la realtà quotidiana è il riflesso di quella "polis interiore che è il Sé" e delle direzioni e delle volontà dell’Inconscio.
Nel rapporto sempre più fecondo fra "processo d’individuazione" junghiano e "politica" quest’ultima, come avevano anche ben compreso i filosofi dell’Ellade greca, da Pitagora a Platone, è fondamentalmente "individuazione".
Ecco dunque "Le politiche dell’Inconscio": il fondamentale riconscimento delle funzioni dell’ascolto e del servizio al Sé da parte di ciascun individuo ("ciascuno diventa politico della propria esistenza attraverso una propria politica individuale"): è in questo servire che il politico di ogni tempo trova la propria ragion d’essere e la propria nobiltà.